Il Gran Premio di Gran Bretagna di quest’anno è stata la prima gara di Formula 1 dall’inizio della pandemia con il pubblico. I 140’000 tifosi presenti, una volta terminata la gara, si sono avviati all’uscita lasciando dietro di loro una quantità incredibile di rifiuti.
Dalle lattine di birra agli involucri di hamburger, e poi ancora guide per gli eventi e occhiali da sole persi: qualche bidone dell’immondizia era ancora vuoto, ma i rifiuti erano ormai a terra. Nelle partite di calcio la situazione è la stessa, ai concerti è forse peggio, ma è rarissimo che un protagonista dell’evento venga coinvolto nelle operazioni di pulizia. Mentre il sole tramontava sul circuito di Silverstone, il quattro volte campione del mondo Sebastian Vettel si è infilato un paio di guanti, una mascherina e ha aiutato gli addetti a ripulire le tribune, un’operazione durata oltre tre ore. Il giorno successivo ha seguito i rifiuti fino all’impianto di smaltimento di Grundon (a 65 miglia di distanza da Slough) per vedere da vicino il processo di riciclaggio.
Gareggiando in 23 location diverse sparse per il mondo, la Formula Uno generalmente arriva a destinazione il giovedì mattina e riparte la domenica sera. Non è raro che bottiglie di champagne non aperte vengano consegnate a chiunque abbia spazio nel bagaglio da stiva o, in mancanza, lasciate sul circuito insieme a grandi quantità di cibo non consumato e altri elementi dimenticati dai team e dallo staff dell’organizzazione.
Negli ultimi anni, la F1 ha riconosciuto la necessità di ripulire ciò che veniva sporcato durante le gare. Notevole attenzione è stata posta sulla sostenibilità, dalla riduzione della quantità di plastica monouso nel paddock all’aumento della disponibilità di modalità di trasporto ecologiche da e verso la pista per i fan.
Tuttavia, è chiaro che c’è ancora molta strada da fare. Per uno sport in cui le prestazioni sono la priorità, la praticità crea dipendenza e gli sprechi sono spesso un sottoprodotto naturale. I più maliziosi avranno pensato che il gesto di Vettel sia frutto di una strategia comunicativa volta ad aumentare la reputazione del pilota, che per sua stessa natura guadagna del denaro grazie ad uno sport in cui il consumo di benzina è tutt’altro che marginale. Sebastian Vettel è però diverso, ha una sensibilità verso i grandi temi sociali che ha dimostrato anche in altre occasioni.
Il 34enne tedesco è uno dei piloti meno attenti all’immagine della Formula Uno. È l’unico a non essere presente sui social media e ha da sempre diviso in maniera netta la vita professionale da quella personale, operazione non semplice per una star del suo calibro.
Mentre la maggior parte dei piloti si presenta sui circuiti con auto a noleggio appariscenti, Vettel preferisce andare in bicicletta e all’ultima gara in Ungheria è stato visto pedalare nel bel mezzo di un temporale mentre si dirigeva in pista il giorno della gara. In Austria ha dedicato parte del suo tempo prima della gara alla costruzione di un “hotel delle api” con i bambini delle scuole locali per cercare di offrire rifugio alle api selvatiche, il cui numero sta diminuendo in tutta Europa. Ha poi distribuito pacchetti di semi di fiori alle persone nel paddock, in modo che anche loro potessero creare ambienti amichevoli per le api a casa.
In diverse gare è stato avvistato mentre ripuliva le bottiglie di plastica lasciate dalle troupe televisive nella zona dei paddock, dunque vederlo ripulire le tribune al Gran Premio di Gran Bretagna non è stata una grande sorpresa.
Per molte persone la minaccia del cambiamento climatico e l’impatto che l’uomo ha sull’ambiente sembra incomprensibile e insormontabile. L’iniziativa di riciclaggio di Vettel a Silverstone e al suo hotel delle api in Austria non farà la differenza per la situazione globale, ma si spera che possano avere un impatto mediatico importante così da coinvolgere altre persone in opere di questo genere.
Agire è importante e farlo in fretta è necessario: un esempio lampante di quanto sia scombussolato il clima l’ha fornito la Germania, che proprio quest’estate è stata colpita da pesanti nubifragi che hanno causato morti e feriti.
La Formula Uno potrebbe non sembrare l’organizzazione ideale per promuovere iniziative ecologiche, eppure gli organizzatori si sono promessi di azzerare le emissioni di carbonio entro il 2030, anche se Vettel è convinto si possa fare molto di più.
Un punto su cui il tedesco si sta spendendo molto è quello della possibilità di introdurre carburante sostenibile realizzato interamente con rifiuti organici entro i prossimi cinque anni. Il circus ha sempre attratto le case automobilistiche poichè rappresenta una piattaforma di ricerca e sviluppo ad alta velocità e di alto profilo in cui la tecnologia viene sviluppata in pista prima di essere testata sulla strada. Tuttavia, gli attuali motori turbo-ibridi V6 della F1 rischiano di essere colti dalla parte sbagliata della storia automobilistica poiché la maggior parte dei principali produttori sposta i propri budget di ricerca e sviluppo in veicoli completamente elettrici.
Vincent Marre.