
Per i piloti di Formula 1, il Gran Premio di Singapore rappresenta la sfida fisica più ardua dell’anno. Un mix di caldo, umidità e una gara di due ore mette a dura prova il fisico. Se poi si aggiunge la sfida mentale che consiste nel far passare la monoposto tra due barriere di cemento a 180 chilometri orari, allora quella asiatica è una sfida che non ha eguali, neanche in altri sport. Durante la competizione di domenica, ogni pilota dovrà combattere una battaglia impari contro la disidratazione e lo stress derivato dal caldo. Oltre ad incidere sulla condizione fisica, le condizioni atmosferiche potrebbero intaccare anche la concentrazione mentale, andando ad intaccare la prestazione.

Anche le vetture devono essere preparate al meglio: i tecnici dei team dovranno lavorare sodo per consentire alle monoposto di rendere al meglio a Singapore. Potrebbe bastare un errore derivato dal pilota o dalla vettura per rendere l’abitacolo un ambiente intollerabile. Basti pensare al 2014, quando Kevin Magnussen (allora al volante della McLaren) riportò lievi ustioni derivate dal sedile: l’aria calda veniva trasmessa dal radiatore. Le condizioni non erano certo le migliori: 30 gradi e un’umidità dell’80%, fattori che si aggiungono al radiatore difettato, hanno fatto correre un gran rischio al pilota.
Autore: Jade B.