‘Amore e odio’: la sfida fisica dei piloti al GP di Singapore

Lando Norris, McLaren MCL34 (Foto: Glenn Dunbar / LAT Images)

Per i piloti di Formula 1, il Gran Premio di Singapore rappresenta la sfida fisica più ardua dell’anno. Un mix di caldo, umidità e una gara di due ore mette a dura prova il fisico. Se poi si aggiunge la sfida mentale che consiste nel far passare la monoposto tra due barriere di cemento a 180 chilometri orari, allora quella asiatica è una sfida che non ha eguali, neanche in altri sport. Durante la competizione di domenica, ogni pilota dovrà combattere una battaglia impari contro la disidratazione e lo stress derivato dal caldo. Oltre ad incidere sulla condizione fisica, le condizioni atmosferiche potrebbero intaccare anche la concentrazione mentale, andando ad intaccare la prestazione.

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Anche le vetture devono essere preparate al meglio: i tecnici dei team dovranno lavorare sodo per consentire alle monoposto di rendere al meglio a Singapore. Potrebbe bastare un errore derivato dal pilota o dalla vettura per rendere l’abitacolo un ambiente intollerabile. Basti pensare al 2014, quando Kevin Magnussen (allora al volante della McLaren) riportò lievi ustioni derivate dal sedile: l’aria calda veniva trasmessa dal radiatore. Le condizioni non erano certo le migliori: 30 gradi e un’umidità dell’80%, fattori che si aggiungono al radiatore difettato, hanno fatto correre un gran rischio al pilota.

Autore: Jade B.